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Chirurgia oncologica: storia di un'invenzione PARTE SECONDA

L'ospedale milanese che è stato la mia casa per oltre dieci anni, è il centro oncologico per eccellenza: ha fatto scuola nelle attività di ricerca di base, preclinica e clinica e di assistenza in Italia e nel mondo. Le scoperte di Veronesi per la chirurgia conservativa nei tumori della mammella, l’invenzione della chirurgia radicale per i tumori della pelle come i melanomi o per il tumore del testicolo, restano solo alcuni degli esempi più concreti e tangibili. Nella mia lunga permanenza in Istituto, mi sono occupato di tumori del retto e molto modestamente, la struttura di chirurgia che dirigo al Valduce, vuole riprodurre in piccolo la stessa efficienza di assistenza per il paziente e di collaborazione con il territorio, che ho appreso. Nei giorni scorsi mi è tornato alla mente un evento particolare di cui sono stato protagonista e attore. Arrivato nel 2001, si respirava ancora il sapore della grande scoperta che aveva rivoluzionato la chirurgia: il primo intervento conservativo in Italia, per tumore del retto. In un’epoca in cui l’unica chirurgia prevista era mutilante: un sacchetto definitivo sull’addome (la famigerata deviazione), poter ricostruire l’integrità, salvaguardando la radicalità oncologica, appariva come un miraggio. Eppure era andata proprio così, tanto che dopo oltre dieci anni, anche grazie ai successi di altri chirurghi nel mondo, la tecnica era stata ratificata e standardizzata. Eppure in Italia pochissimi centri riuscivano a ripetere con successo questo nostro procedimento chirurgico. Tutto questo si traduceva ancora in una pesante sentenza di condanna per molti pazienti, troppi. Si doveva fare qualcosa. Secondo Aristotele: “tutti gli uomini per loro stessa natura desiderano imparare”. Fu così che nel si pensò ad instituire una scuola di chirurgia dedicata: fin qui nulla di nuovo. In Italia c’erano già molti centri che si adoperavano in corsi, master, convegni e simposi dedicati; il nostro poteva essere specifico, ma certamente non unico. Infatti, nonostante lo sforzo, a distanza di alcuni anni non si notavano i risultati sperati.

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