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Chirurgia oncologica: storia di un’invenzione PARTE TERZA

Secondo Aristotele: “ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendo”. Il tumore del retto ha rappresentato per molti anni uno scoglio sul qualche generazioni di chirurghi hanno fatto naufragio. Fu così che nel 2005, venne l’idea di creare un caschetto che ogni chirurgo potesse indossare durante l’intervento, collegato a quello dell’operatore, in modo di vedere con i suoi occhi, seguendo l’intervento e imparando direttamente dal suo gesto. Come spesso succede inventare non è facile. Fu così che assolutamente per caso, girando tra gli stand delle aziende farmaceutiche di un convegno, ci venne presentata una tecnologia tridimensionale. Insieme a loro progettammo un caschetto con una visione in 3D, assolutamente avveniristica per l’epoca, ma decisamente funzionale: potevamo rendere tutto il più realistico possibile, conferendo alla visione, il senso della profondità necessaria ad un contesto reale e non di filmato. Il giorno del collaudo, in sala operatoria, entrarono tre chirurghi che si avvicinarono al tavolo operatorio, in modo molto goffo per la presenza di fili e cavi collegati tra loro e tutti ad una colonna per le registrazioni e l’invio delle immagini. Sembravano gli astronauti di un episodio di: “Spazio 1999”.

Il risultato fu impressionante: nel giro di pochi anni, tutti i chirurghi iscritti al nostro master, acquisendo una competenza diretta, poterono a loro volta trasmettere questo sapere, creando nuovi centri di chirurgia oncologica del retto. Oggi giorno parlare di sacchetto per un tumore del retto è divenuto preistoria, la tridimensionalità costa il prezzo di un biglietto al cinema e per la didattica usiamo il termine anglosassone “surgical teaching programme”.

Riguardando quelle foto, il ricordo di giornate spese a collegare tutti quei cavi per rendere possibile i contatti elettrici e la trasmissione del segnale, mi ha fatto rivivere emozioni forti: un improbabile tecnico televisivo con la divisa da sala operatoria, giovane e molto inesperto, ma con una grande passione per l’innovazione in oncologia; quest’ultima anche se sono passati molti anni fortunatamente è restata immutata.

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