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Chirurgia senza sacchetto per i tumori al retto

Lo abbiamo letto: tumori in calo a Como e provincia. E’ vero, ci sono dei distinguo e i dati sono fermi al 2012, ma rispecchiano l’andamento nazionale. In particolare i tumori al colon e al retto scendono, da un tasso di 109,9 a 92,0 per ogni 100mila abitanti, negli uomini e da 66,9 a 52,9 nelle donne. Merito soprattutto della maggiore adesione alle campagne di screening come ricorda il chirurgo oncologo Alberto Vannelli, primario di chirurgia al Valduce. Se nel colon, i nuovi farmaci hanno cambiato la sopravvivivenza, nel retto la chirurgia con la radioterapia resta ancora il cardine del trattamento. Fino agli anni 90 il risultato era possibile a costo di un
intervento mutilante: perdita della funzione sessuale e costretti a indossare il famigerato “sacchetto”. Dal 1990 la vera svolta: nel reparto di chirurgia colo-rettale dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove ho lavorato per oltre 10 anni, abbiamo introdotto una nuova tecnica chirurgica, che ha permesso di limitare al massimo il ricorso al “sacchetto”, garantire la conservazione dei nervi per le funzioni sessuale e vescicale e portare il rischio di recidiva dal 30 all’8%. Ma quando ritorna che fare ? La recidiva, oltre ad essere un evento sfavorevole per la sopravvivenza del cittadino, ha anche un grande impatto negativo sulla qualità della vita, perché spesso accompagnata da una sintomatologia dolorosa difficilmente controllabile. Nonostante la disponbilità di nuovi farmaci e terapie locali, può rendersi necessaria, anche in questo caso, una chirurgia: si chiama exenteratio pelvica. Nata come asportazione di tutti gli organi della pelvi (vescica, utero nella donna, prostata nell’uomo e retto) con uro e colostomia permanente, è stata modificata negli anni dando origine a diverse varianti per limitare anche in questo caso, le mutilazioni di un sacchetto permanente.
Sebbene abbiamo dimostrato che queste tecniche garantiscano un buon controllo locale della malattia e della sopravvivenza globale, il rischio di complicanze impone sempre una valutazione collegiale del paziente, da parte di tutta la squadra del team oncologico.

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