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La chirurgia resta il più comune ed efficace trattamento per i tumori colorettali

Il tumore del colon retto rappresenta uno dei big Killer dell’oncologia. Ne parliamo con il chirurgo oncologo Alberto Vannelli, Presidente di Erone onlus e Primario al Valduce di Chirurgia Generale. In Italia secondo i dati pubblicati dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2019 si ammaleranno quasi 50.000 cittadini (27.000 negli uomini e 22.000 nelle donne). Dobbiamo però riconoscere che rispetto a molti altri tumori solidi, la prognosi è complessivamente favorevole. La sopravvivenza a 5 anni è pari al 65%, senza differenze tra uomini e donne. La mortalità fortunatamente mostra una costante tendenza alla riduzione grazie alla diffusione dei programmi di screening e le nuove strategie di cure.

Nel 2017 sono stati invitati oltre 6 milioni di italiani a eseguire il test del sangue occulto, con l’individuazione e la successiva cura di 3.061 carcinomi e di 17.379 adenomi avanzati.

Nella mia lunga esperienza all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ho imparato che la chirurgia resta il più comune ed efficace trattamento per il carcinoma del colon-retto, ma cosa fare nelle forme avanzate ?

Una nuova speranza arriva da Candiolo, dove hanno identificato un gene (proteina WRN) che se inattivato porta alla morte della cellula tumorale. I ricercatori, insieme al Sanger Institute di Cambridge hanno effettuato screening sistematici su larga scala, per cercare proteine che, se disattivate, portassero alla morte dei tumori. Hanno trovato che nei tumori del colon-retto di tipo MSI, quando la proteina WRN era disattivata la massa tumorale andava incontro a morte. I tumori MSI sono caratterizzati da instabilità dei microsatelliti: piccole porzioni ripetute del Dna che iniziano a mutare quando entrano in contatto con agenti tumorali. In queste cellule che sono circa il 5-10% di tutti i tumori intestinali, il Dna non è più in grado di riparare gli errori e genera proteine, come la WRN appunto, responsabili della crescita del cancro.

Questi risultati rappresentano un primo importante passo per lo sviluppo di farmaci in grado di contrastare questo particolare tumore.

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