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LA GARANZIA DELLE CURE CHIRURGICHE DURANTE LA PANDEMIA

La pandemia da Covid-19 ha attirato l’attenzione dei media e tutte le altre malattie sembrano scomparse – racconta il chirurgo oncologo Alberto Vannelli, Direttore della chirurgia generale -, quando il mondo sembrava essersi dimenticato che potesse esistere “altro”, la chirurgia non ha mai smesso di lavorare e ci siamo organizzati per portare avanti le cure. Il primo provvedimento, in linea con i dettami di regione Lombardia, ha riguardato l’annullamento delle visite non urgenti. Non abbiamo però, mai smesso di operare i pazienti oncologici e abbiamo continuato ad curare patologie in urgenza. Non siamo certo alla fine del tunnel, ma dobbiamo garantire la stessa dignità di assistenza per tutti i cittadini.

Abbiamo pertanto deciso una graduale riapertura dell’attività: gli spazi sono stati riorganizzati per rispettare le regole della distanza sociale, soprattutto in questa fase bisognerà rispettare scrupolosamente anche gli orari di prenotazione, evitando di arrivare in anticipo. Abbiamo un reparto completamente dedicato alla chirurgia e un accesso separato in modo da garantire il maggior rispetto e la tutela per tutti. Prima di ogni ricovero verrà effettuato un tampone per escludere la positività al Covid-19. In questa fase abbiamo deciso di eseguireprocedure chirurgiche oncologiche e interventi per patologia benigna che presentino criteri di urgenze.

È molto dibattuto il ruolo dell’anestesia generale come fattore di rischio in epoca Covid-19: alcuni ospedali hanno anche deciso di abbandonare la laparoscopia (chirurgia mininvasiva) che presenta dei rischi di contaminazione del virus in sala operatoria. A questo proposito abbiamo messo a punto insieme ai colleghi anestesisti, un percorso dedicato per garantire a tutti cittadini che presentino caratteristiche compatibili, interventi senza bisogno di ricorrere all’anestesia generale, questo al fine di ridurre al minimo i rischi per il polmone dovuti all’intubazione. Si tratta di una novità importante che ridurrà la degenza, a parità di controllo del dolore.

La pandemia ha cambiato il modo di relazionarci con i nostri pazienti, ma non ridurrà i risultati

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