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Secondo l'indagine “Vivere con il cancro”, in Italia ci sono 700 casi al giorno di ammalati di cancro. Secondo le stime, nel 2010 saranno circa 1,9 milioni gli italiani che avranno avuto una neoplasia contro i 1,7 milioni del febbraio 2009. Una realtà sempre più diffusa, che coinvolge circa una famiglia italiana su 20. I tumori più frequenti in italia sono quello al colon-retto, con 48mila nuovi casi all’anno. Risulta pertanto fondamentale il ruolo della prevenzione: grazie a screening, diagnosi precoci e innovazioni terapeutiche, la lotta contro il tumore sta registrando molti successi.

La situazione dello screening per il tumore del colon-retto in Italia è piuttosto complessa: non è stato ancora raggiunto, infatti, un consenso sul protocollo da adottare. Undici Regioni dove la copertura dello screening è totale, cinque Regioni dove lo screening non viene fatto, e quattro dove la copertura è parziale: è un`Italia "a macchia di leopardo" quella che emerge dall`analisi dei programmi di screening colon-rettale. Da un lato, infatti, la copertura appare non omogenea lungo la penisola, tra Regioni che non hanno ancora avviato programmi di prevenzione e Regioni a copertura parziale a fronte di Regioni in cui, invece, la copertura dei programmi di prevenzione è totale. Dall`altro lato, poi, ci sono ancora molte incertezze, anche da parte della comunità medica, sulla maggiore validità di un test rispetto a un altro per quanto riguarda lo screening del tumore colon-rettale,
Il tumore del colon retto è una patologia i cui sintomi sono poco evidenti, e finiscono per essere identificati, molte volte, quando il tumore è in fase avanzata. Eppure la diagnosi precoce permetterebbe grazie ad una chirurgia dedicata la guarigione nella quasi totalità dei casi. Per questo è fondamentale il ruolo dello screening.
Il cancro del colon-retto rappresenta la seconda-terza causa di morte per tumore in relazione alle diverse aree geografiche. In Italia il cancro del colon-retto è secondo al tumore del polmone nell’uomo ed a quello della mammella nella donna secondo i dati del registro dei tumori aggiornati al 2005. E’ stata osservata una maggiore incidenza del tumore al nord rispetto al sud del Paese, dove però le donne ammalano in misura maggiore. Nel 2005 si stima che in Italia i nuovi casi di cancro colo-rettale siano stati intorno a 40.000 con circa 16.000 decessi.
La sopravvivenza è correlata con lo stadio della malattia al momento della diagnosi, ed è di circa il 95% a 5 anni nei pazienti con cancro localizzato; del 70% in quelli con malattia regionale e del 9% nei pazienti con malattia metastatica. Alla diagnosi il 35% dei pazienti presenta un tumore localizzato; il 38% una malattia con interessamento linfonodale; il 22% presenta metastasi. La riduzione dell’incidenza del cancro del colon-retto osservata negli ultimi anni è probabilmente il risultato della interazione di più fattori, tra i quali una minore esposizione a fattori di rischio noti o presunti (dieta, esposizione estrogenica, etc) e soprattutto una maggiore possibilità di prevenzione (attraverso l’identificazione di lesioni precancerose) e di “diagnosi precoci”, seguite da un efficace “ management” della malattia.

Lo screening
Il cancro del colon ha un precursore benigno che e’ rappresentato dagli adenomi. La sequenza adenoma-carcinoma si può valutare mediamente in un processo che impiega circa 10 anni. Il 95% circa dei cancri del colon origina dagli adenomi. Gli adenomi del colon possono interessare il viscere in ogni suo tratto. Asportare gli adenomi del colon significa prevenire lo sviluppo di futuri, probabili cancri. Le considerazioni appena elencate oltre a identificare il cancro colorettale come una patologia perfettamente idonea per uno screening sulla popolazione giustificano come la colonscopia sia oggi considerata la metodica “ gold standard” per questo screening , effettuando simultaneamente la diagnosi e la prevenzione, quest’ultima attraverso l’esecuzione della polipectomia. In un recente articol Sandler ha messo in discussione il ruolo della colonscopia il cui utilizzo sistematico non riconosce più un valore assoluto nella riduzione dell’incidenza del cancro colon-retto, anche se mantiene comunque un valore centrale nell'ambito della prevenzione.

Il programma di prevenzione
Un efficace piano di prevenzione deve essere volto sia a correggere, ove possibile, i fattori di rischio della malattia in oggetto (prevenzione primaria) che ad individuare precocemente i casi affetti dalla malattia (prevenzione secondaria). Nel caso del Cancro del colon-retto la prevenzione primaria prevede l’attuazione di misure di stile di vita che permettono la riduzione del rischio di ammalare di tumore; prima fra tutte una corretta dieta alimentare (ricca in fibre), l’abolizione dell’alcool, la riduzione di carni rosse e non ultima una modesta attività fisica. La prevenzione secondaria si basa sull’esecuzione di esami endoscopici che consentono l’individuazione di polipi adenomatosi, la cui asportazione permette di interrompere la naturale sequenza adenoma-carcinoma. Attualmente esistono linee guida e raccomandazioni ufficiali delle maggiori Società Scientifiche Gastroenterologiche nazionali ed internazionali per la prevenzione del cancro colo-rettale. La popolazione viene suddivisa in gruppi a rischio medio o generico ed a rischio aumentato. Viene raccomandata la sorveglianza per tutti gli appartenenti al gruppo del rischio aumentato

Rischio aumentato
Sono considerati soggetti ad “aumentato rischio” di ammalare di cancro del colonretto coloro che hanno:

  • una storia personale o familiare di IBD ( retto-colite ulcerosa e Morbo di Crohn)
  • una storia personale o familiare di cancro del colon
  • una storia personale o familiare di cancro della mammella o dell’utero
  • una storia personale o familiare di adenomi del colon-retto prima dei 60 anni
  • una diagnosi di poliposi familiare (FAP, Turcot, Gardner)
  • una diagnosi di Cancro del Colon Ereditario Non poliposico (HNPCC), Lynch 1, Lynch 2 .
    Tutti questi soggetti devono essere sottoposti a SORVEGLIANZA.
    Le più recenti raccomandazioni dell’American College of Gastroenterology per questi soggetti sono le seguenti:
    • se il soggetto a rischio ha un parente di I° grado che ammala a 60 anni deve sottoporsi a colonscopia all’età di 40 anni e quindi ripeterla dopo 10 anni.
    • se il soggetto a rischio ha un parente di I° grado che ammala prima dei 60 anni deve sottoporsi a colonscopia all’età di 40 anni o comunque 10 anni prima rispetto all’età del parente più giovane affetto e quindi ripeterla ogni 3-5 anni.

Per i programmi di screening riteniamo utile separare le ultime due categorie di pazienti (che potrebbero definirsi a rischio molto aumentato) da quelle che le precedono poiche’ necessitano di una sorveglianza decisamente piu’ stretta con intervalli completamente diversi. N.B. in circa il 15-20% dei pazienti a rischio aumentato vi è una familiarità più o meno forte senza che vi siano caratteristiche cliniche tipiche della FAP o della HNPCC ovvero di tumori trasmessi secondo i caratteri mendeliani.

Rischio medio
Sono considerati a “medio rischio” di ammalare di cancro del colon-retto i soggetti di età superiore ai 50 anni che non presentano altri fattori di rischio oltre l’età.

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