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Aumenta il numero di giovani donne cui viene diagnosticato un tumore ma aumenta anche il numero delle donne che intraprende sempre più in là con gli anni il tentativo di restare incinta dopo tale esperienza. Infatti grazie ai progressi delle terapie oncologiche, la maggioranza delle pazienti sopravvive più a lungo. Ma poichè vi è un numero di donne che si ammala prima di aver concepito, molte a causa delle terapie intraprese, non riescono a realizzare il proprio sogno di diventare madri: buona parte degli schemi di chemioterapia, la radioterapia o alcuni interventi sulla pelvi, riducono in maniera importante e irreversibile la fertilità.

Esistono tuttavia efficaci strategie di preservazione della fertilità, come a esempio la crioconservazione di ovociti. Altre, seppur ancora sperimentali come la crioconservazione di tessuto ovarico. Purtroppo molte pazienti, ancor oggi vengono informate tardivamente e sono costrette ad affrontare decisioni difficili come posticipare l’inizio dei trattamenti oncologici o peggio, rinunciare al desiderio di procreare.

L’Istituto superiore della sanità - Registro della Procreazione assistita (responsabile Giulia Scaravelli con il supporto di Paola D’Aloja), ha messo a punto un “Corso di Formazione itinerante Ecm” sulle metodiche di preservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche.

L’iniziativa, che presto sarà svolta in tutta Italia, mira a coinvolgere le professionalità radicate sul singolo territorio per creare un sistema di rete fra i diversi professionisti, oncologi, medici della riproduzione, psicologi, associazioni di malati e di volontariato. Alcuni giorni fa il corso si è svolto all’Istituto nazionale tumori Cro di Aviano (Pn) dove, accanto all’attività di ricerca scientifica e alla cura dei tumori, viene posta estrema attenzione alla qualità della vita dei pazienti sia durante le cure sia post-guarigione del tumore.

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