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L’Epatocarcinoma è il tumore epatico più frequente; in Italia la mortalità è aumentata negli ultimi trent’anni. Solo una piccola percentuale di tumori primitivi del fegato è riconosciuta nelle fasi iniziali e può essere rimossa con la chirurgia. Meno del 30% dei pazienti soggetti a chirurgia ne ottiene infatti la completa rimozione. La sopravvivenza a 5 anni è in relazione allo stadio di malattia e alla concomitante presenza di cirrosi.
Il carcinoma epatico non risponde alla maggior parte dei chemioterapici limitando pertanto i risultati terapeutici. Solo negli ultimi anni è stato infatti riconosciuto il ruolo dei cosiddetti "farmaci intelligenti". Dopo gli studi sul sorafenib,il Dipartimento di Oncologia dell'Istituto Clinico Humanitas, diretto dal dott. Armando Santoro, che già aveva partecipato al precedente studio, ha coordinato un nuovo studio internazionale multicentrico.
Il nuovo farmaco biologico studiato si chiama, tivantinib. La molecola aveva gia' dato buoni risultati nella cura del tumore al polmone ed e' in corso uno studio sul tumore del colon. Per il momento infatti e' stata studiata in seconda linea: puo' quindi essere somministrata dopo il sorafenib, quando questo non e' piu' efficace o tollerato dal paziente. In tutti i pazienti sottoposti alla terapia e' stato registrato "un netto rallentamento della progressione di malattia" rispetto al placebo. Durante lo studio è stato inoltre riscontrato che nei campioni di materiale biologico prelevato dai pazienti, era possibile identificare una particolare proteina che fungeva da marcatore: il marcatore tumorale c-Met che per la prima volta consente di dare informazioni sulla prognosi della malattia e sulla possibilita' di risposta al tivantinib stesso.

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