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Al Congresso mondiale sui tumori (World Cancer Congress), che per la prima volta è stato organizzato in Cina, a Shenzhen sono stati presentati i dati dell'andamento di questa malattia a livello mondiale: i tumori uccidono più di Aids, tubercolosi e malaria messi insieme e si ritiene che i nuovi casi e le morti possano raddoppiare nei prossimi 20-40 anni. Entro il 2030 potrebbe provocare ogni anno 26 milioni di nuovi casi e 17 milioni di morti.

Nonostante questi dati che assumono le caratteristiche di una per dannazione apocalittica è pur vero che i progressi della scienza in ambito di prevenzione e cura dei tumori sono tali e tanti che a fronte di un' aumento dell'incidenza cioè dei nuovi casi è molto più significativo l'aumento della prevalenza cioè dei casi presenti ogni anno a dire cioè che se è vero che di tumore ci si ammala è altresì vero che si sopravvive sempre che si riesca a intervenire per tempo e con cure appropriate. Poiché però il costo della terapia di un tumore è in continuo aumento e i governi sono sempre più alle prese con situazioni di crescente ristrettezza economica, si è spostata l'attenzione sulla prevenzione. Il messaggio del congresso di Shenzhen è: "È possibile prevenire un caso di tumore su tre, ma è "urgente" che i governi promuovano al più presto un'azione di prevenzione contro la malattia, che si sta diffondendo a ritmo sostenuto".

Una tendenza che secondo il presidente dell'Unione Internazionale Contro il Cancro (Uicc), David Hill, bisognerebbe invertire il prima possibile. "Una larga percentuale di casi di tumore, circa il 40%, è causata da fattori legati a stile di vita, malattie infettive e ambientali o a rischi legati all'ambiente di lavoro: questo significa che sono potenzialmente prevenibili", ha osservato Hill. "È dimostrato - ha aggiunto - che strategie per controllare questi fattori a livello globale, nazionale e personale riducono il numero di casi di tumore e le morti, ma c'è ancora molto da fare in questa direzione". Tra le cause legate allo stile di vita, il fumo è la più prevenibile e ridurre questa abitudine, secondo gli esperti, potrebbe evitare il maggior numero di casi e di morti a livello globale. Si ritiene infatti che il fumo sia responsabile dall'80% al 90% dei tumori del polmone e di circa il 30% di tutte le morti per cancro nei Paesi industrializzati.

A fronte di questi dati, però, nel mondo solo il 9% dei Paesi ha finora adottato provvedimenti antifumo, come divieti in ristoranti e luoghi pubblici, tasse, campagne di informazione. Tra le altre cause evitabili dei tumori, alcune infezioni sono responsabili di circa il 22% delle morti per cancro nei Paesi in via di sviluppo e del 6% nei Paesi. Un precedente rapporto dell'UICC aveva previsto un'incidenza di 5,4 milioni di casi e 2,9 milioni di morti per tumore nelle nazioni ricche, e ben 6,7 milioni di casi e 4,7 milioni di decessi nei Paesi meno sviluppati. Qui la mortalità secondo il rapporto restava ancora molto alta, la diagnosi precoce inesistente e le terapie non certo all'avanguardia. Il 75 per cento dei piccoli pazienti ancora vivi a 5 anni dalla diagnosi secondo lo studio viveva in Europa e negli Usa, mentre nell'America Centrale la sopravvivenza a tre anni si attestava al 48-62 per cento. Nei Paesi più poveri i tumori più comuni erano legati a infezioni, come quello allo stomaco, al fegato e alla cervice uterina. Fra gli uomini le neoplasie più diagnosticate sono alla prostata, al polmone e al colon-retto in Occidente e al polmone, allo stomaco e al fegato nelle nazioni in via di sviluppo. Fra le donne, il triste primato spetta al tumore del polmone, del seno e del colon-retto in Occidente e del seno, dell'utero e dello stomaco nei Paesi più poveri.

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